I due principali gruppi sociali
Gli stili educativi sono i modi diversi che adottano le famiglie per educare i figli. Esistono quattro tipi di stili educativi e ognuno di esso incidono sul carattere dei figli.
• Lo stile autoritario, è rappresentato da genitori che esigono obbiedenza e sottomissione da parte dei figli senza cercare il dialogo. Vogliono che il figlio sia perfetto o semplicemente essere dominatori, punitivi e freddi. Nel primo caso generano al figlio ansia di prestazione e bassa autostima, invece nel secondo caso paura, debolezza e la ricerca di approvazione.
• Lo stile permessivo, evita i divieti, non assegna regole e accetta gli impulsi e i desideri. I genitori pensano di proteggere i figli dalle difficoltà e i dispiaceri, mentre non danno nessuno riferimento e producono nei figli disorientamento e insoddisfazione. Il soggetto genera un sentimento di debolezza, insicurezza, superficialità e onnipotenza interiore.
• Poi il terzo stile definito incoerente, è caratterizzato da intenzioni instabili che possono essere autoritari o liberali. Spesso lo stile incoerente è influenzato dalla presenza di ruoli educativi diversi tra madre e padre.
• Infine lo stile autorevole si basa sul dialogo e il riconoscimento dell'opinione del figlio ma allo stesso tempo con regole. In una famiglia autorevole si cerca un buon equilibrio tra genitori e figli. Questi soggetti hanno una personalità più fiduciosa e autonoma.
La mia fortuna di non avere figli
Questo testo parla di un uomo che parla di come sia fortunato di non essere padre perchè è consapevole di non essere abbastanza bravo per esserlo, perché è troppo concentrato sul suo lavoro da giornalista e non avrebbe tempo. Ma se avesse avuto il tempo di crescere gli darebbe un'educazione in cui gli diffonderebbe il rispetto dei valori nei quali lui stesso è stato allevato. Però ci sono due possibilità, se ce l'avesse fatta avrebbe fatto di suo figlio uno spostato perchè i valori nei quali è cresciuto lui sono ormai fuori corsi. Ma se non ce l'avesse fatta e in tal caso suo figlio sarebbe diventato un estraneo, un nemico. In conclusione secondo lui, i nostri figli non sono nostri, ma sono figli del tempo in cui gli capita di dover venire al mondo e di dover vivere. Ecco perché si ritiene fortunato di non avere figli.
La scoperta dell'infanzia
Nel Medioevo i bambini andavano a confondersi con gli adulti appena erano ritenuti capaci di fare a meno delle nutrici, a sette anni circa. Dal momento in cui entravano la comunità lavorando.
La famiglia esercitava una funzione: Assicurava una trasmissione della vita, dei beni, dei nomi, non penetrando così nelle sensibilità.
Il grande avvenimento si ebbe all'inizio dei tempi moderni, quando gli ordini religiosi fondati allora come Gesuiti o Oratoriani diventavano ordini di insegnanti, il loro insegnamento non si rivolge più agli adulti, ma è riservato ai bambini e i giovani. È stata questa propaganda a insegnare ai genitori che essi avevano cura di anime.
Si ricononosce quindi che ormai il bambino non è maturo per la vita e che prima di lasciarli raggiungere gli adulti bisogna sottoporlo ad una sorta di regime speciale.
La nuova preoccupazione del compito educativo si insiderà mano a mano nella società trasformandola da cima a fondo.
La morale dell'epoca impone che bisogna dare a tutti i figli che vivono una preparazione alla vita.
Costruire i legami: l'amicizia
Nell'amicizia una persona può sviluppare i propri gusti, mostrare le proprie debolezze e preoccupazioni, al di là dello sforzo di apparire simile agli altri. È un rapporto paritario tra persone che condividono esperienze e interessi comuni formando una relazione reciproca di fiducia. Quindi gli amici imparano a parlare di di se stessi a condividere problemi o dare consigli all'altro.
L'idea di amicizia evolve nel corso della vita.
Ogni età da una differente definizione di essa.
• Nei bambini L'amicizia nasce come Unione in attività in comune già all'età di 4/5 anni si parla di migliore amico, il compagno con cui si gioca di più.
• Nelle fasi successive il legame si focalizza più solo sull'attività ma sul tempo trascorso insieme. Già a partire dalla giovinezza c'è una differenza tra maschi nell'amicizia. Nelle femmine c'è molta ansia e preoccupazioni di essere rifiutate. Si dà molto importanza alla fiducia sull'intimità e sul rapporto reciproco. Nei maschi invece l'amicizia consiste in gruppi di compagni nei quali si trascorre tempo insieme e ci si impegna in attività comuni.
• Dopo i 15-16 anni la maturità tra maschi e femmine permette di sviluppare le amicizie personali, cioè non legate al gruppo ad approfondire la dimensione emotiva. Questo significa scambiarsi confidenza, ansia, discutere di problemi eccetera.
Nessun commento:
Posta un commento